PUNTI DI VISTA di Davide Bellosia e Pasquale Iscaro

LIGHT SPINNING IN TORRENTE: DUE PUNTI DI VISTA – L’approccio a spinning, l’approccio con rotante.

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DAVIDE BELLOSIA:

Tra tutti gli ambienti in cui vengo puntualmente trascinato dalla passione per la pesca, quello del torrente è di certo tra quelli che più adoro.

Nonostante la pesca in questi ambienti si compone di pochi e semplici elementi, si sa, proprio le cose più semplici finiscono per essere quelle più complesse. E’ vero, catturare un pesce non è particolarmente difficile in ambienti così ristretti, dove le trote che vi vivono non possono permettersi di perdere l’occasione di un facile pasto, ma massimizzarne il numero di catture e magari anche selezionandone la taglia, è una questione tutt’altro che semplice.

Oltre ad una buona tecnica, che prevede lanci precisi, capaci talvolta di penetrare la vegetazione e consentire una presentazione ottimale dell’esca, è altrettanto importante l’avvicinamento. Una cosa che mi piace dire è che in tutte le tecniche di pesca, l’esecuzione avviene principalmente con le braccia, in torrente invece “si pesca praticamente con tutto il corpo”. Questo perché il pescatore entra letteralmente all’interno dello spot; ragione per la quale l’avvicinamento ricopre un ruolo fondamentale, anche più della precisione del lancio, dell’atterraggio dell’esca in acqua, della sua presentazione o della scelta della stessa.

Ma se l’avvicinamento e la tecnica sono così importanti, quanto lo sono le attrezzature? direi: quasi altrettanto! La scelta della canna nello spinning in torrente deve essere assolutamente oculata, non solo perché in ambienti tanto impervi avremo necessità di strumenti affidabili e resistenti, ma anche perché sono richieste azioni estremamente specifiche.

Tra le canne che più ho utilizzato nel corso dell’ultimo anno, che meglio si adatta alle dimensioni dei torrenti che frequento e all’utilizzo in pesca che ne pratico, c’è sicuramente la St. Croix Trout Series (modello: TFS56ULF2).

Si tratta di una canna perfetta per questo impiego: morbida e parabolica, in grado non solo di ridurre drasticamente il rischio di slamate, ma anche di effettuare con estrema facilità il lancio a “balestra” in tutte le sue declinazioni, che si rende indispensabile quando si pesca in torrenti avvolti dalla vegetazione.

La canna si è rivelata perfetta per manovrare e proiettare a distanze utili una moltitudine di piccole esche come i DUO Spearhead Ryuki 38s, 45s e 46s, ma anche DUO Tetra Works Toto Fat 35s, 42s e naturalmente i nuovi Ryuki Spinner.

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Parlando dei Jerk sopracitati, risultano assolutamente efficaci ad inizio stagione, quando le trote hanno una maggiore propensione ad aggredire esche che risultano più invasive e voluminose. Con il passare del tempo, l’innalzamento delle temperature e il relativo abbassamento dei livelli dei corsi d’acqua, la mia scelta tende ad esche dalle dimensioni sempre più contenute fino ad arrivare ai rotanti come i DUO Spinner 3.5. Quest’ultima è un’esca che trova un impiego ottimale proprio nel periodo più caldo, con presentazioni quanto più lente possibile e soprattutto in spot in cui il corso del fiume si restringe, producendo tratti tumultuosi e correnti veloci.

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In queste situazioni, il DUO Spinner ha dimostrato particolari doti catturanti grazie a caratteristiche singolari come una paletta direttamente montata sull’asse ed un corpo pensate e schiacciato ai lati. Queste caratteristiche gli consentono di sondare anche le correnti più impegnative, mantenendo un assetto costante e senza mai farsi “strappare” dalle accelerazioni dovute alla spinta della corrente. Inoltre, la semi-girella montata sull’asse, unita ad ami come i Vanfook ME-41MB e ad un adeguato impianto pescante, sono un’ottima garanzia di successo anche quando le trote compiono le loro caratteristiche evoluzioni.

Notoriamente, lo spinning in torrente affonda le sue radici in tempi assai remoti, ma cosa succede se il torrente si affronta con una canna da bobina rotante, Pasquale Iscaro ce ne parla di seguito.

PASQUALE ISCARO:

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Da molti è vista solo come una moda del momento data dalle ripetute foto e video dal Giappone.

Il Bait Finesse nasce in Giappone, originariamente utilizzato per la pesca al bass, per stimolare anche i pesci più apatici data dalla pressione elevata di pesca, si è poi rilevata una pesca super efficace e divertente anche nei piccoli torrenti GIAPPONESI.

Da qualche anno, anche in Italia si stanno sempre più utilizzando le attrezzature da casting in torrente, un po’ per moda, un po’ perché un’attrezzatura specifica da BFS alla trota può portare molti vantaggi.

Partiamo con il dire che non è un approccio semplice e che presenta principalmente due criticità: il costo delle attrezzature e la difficoltà nell’utilizzo delle stese (soprattutto in ambianti ristretti come quelli dei piccoli corsi d’acqua).

Per chi viene dallo spinning entrare nell’ottica di lanciare con un mulinello da casting non è semplice, ma con qualche accorgimento e con un po’ di pratica tutto diventa possibile e anche molto divertente.

Il mio consiglio e quello di iniziare con esche relativamente pesanti in modo da favorire i lanci, partendo con settaggi dei freni del mulinello più chiusi, per poi man mano aprirli.

Dal punto di vista economico è una pesca abbastanza costosa, data dal fatto che mulinelli da BFS e canne specifiche per lo scopo sono difficilmente reperibili a basso costo, in particolare sul mercato Italiano. Tuttavia, pare che nell’ultimo periodo molti marchi hanno iniziato a produrre anche materiale “Entry level”, vista la continua richiesta degli utenti.

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Palando di attrezzature, per il BFS in torrente si prediligono canne relativamente corte, tipicamente dai 4’6” fino ai 6’ e con azioni spiccatamente progressive, capaci non solo di favorire lancio e gestione dei piccoli artificiali impiegati, ma soprattutto per ridurre al minimo il rischio di slamate.

Per questa pesca utilizzo una canna molto reattiva in punta, capace di farmi “twichare” al meglio il mio artificiale senza mai perdere il contatto con esso, ma con una schiena sufficientemente progressiva.

Per quanto riguarda i mulinelli, sono da prediligersi rapporti di recupero veloci (70/80 cm per giro di manovella) in quanto spesso si pesca controcorrente ed è indispensabile avere il contatto diretto con l’esca. Questi mulinelli riescono a lanciare esche leggerissime, grazie alle bobine appositamente studiate, che garantiscono facilità di lancio con esche anche sotto ai 2 grammi.

Gli artificiali che amo impiegare durante le mie battute sono senza dubbio i classici Ryuki nelle misure 38/45/50 e i nuovissimi 46s e 51s (quando capita che il pesce e più sospettoso e superficiale), diversamente, in acque più lente vado a utilizzare i ValkeIN Twillight (6,7 gr). Questi ondulanti studiati in due modelli XF (cross fast) e XS (cross slow), i primi da impiegare quando si presentano situazioni di forte corrente o buche strette e lunghe, mentre gli XS quando cerco un nuoto più lento o quando pesco in buche più aperte e lente.

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